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La nostra formula di presentazione e la promessa di valore.

Individuare in che modo si può essere utili alle persone, portare dei benefici reali nella loro vita, è la base per la costruzione di un brand di successo, ed è la vera ragione per cui le persone dovrebbero promuoverci.

E’ necessario avere pronta una risposta che arrivi al punto senza bisogno di utilizzare più di una frase: Che lavoro fai? Per chi lavori? Cosa ti contraddistingue? Le risposte a queste tre domande saranno la formula di presentazione.

Un brand ha bisogno di un network di persone che parlino di lui, se lo ricordino e lo lodino. Se si vuole davvero mettere in atto una strategia di Personal Branding occorre quindi prima di tutto abbandonare la timidezza e diventare persone sociali: non esiste nessun brand né alcuna reputazione se non si conoscono persone nuove, non si comunica la propria promessa di valore in maniera costante e alle persone giuste e non ci si spende per gli altri.

Le relazioni faccia a faccia rimangono ancora il modo migliore di potenziare un’alleanza, entrare in sintonia con qualcuno e rimanere vivi nel ricordo, per cui incontrarsi personalmente è senza dubbio ancora il miglior modo di curare il proprio network, le persone sono naturalmente attratte dagli individui dotati di un seguito, sia esso di professionisti, di amici, conoscenti, fan, etc.

La forza del network si spinge fino al punto che molte aziende, quando selezionano i candidati per un posto di lavoro, hanno cominciato a verificare la potenza del network dei potenziali dipendenti e collaboratori tramite specifici software di calcolo disponibili online.

Per tutte queste ragioni, quando si vuole mettere in atto una strategia di Personal Branding, nella pianificazione delle proprie attività è necessario riservare alla costruzione del network una consistente fetta del proprio tempo. Sarà necessario individuare per il proprio settore quali sono i contatti giusti. Scegliere le persone giuste non è una cosa facile e immediata, per questa ragione occorrerà dedicare molta cura nell’individuazione di questi individui di riferimento. Una volta identificati, dovremo cercare di scoprire quali sono i loro interessi, le loro passioni, le loro necessità, i luoghi che frequentano e gli eventi a cui partecipano.

Occorrerà insomma studiare i nostri soggetti per scoprire dove è possibile trovare tra noi e loro un punto di incontro.

Tutti noi abbiamo già una rete più o meno articolata di legami esistenti che, secondo il sociologo statunitense Mark Granovetter, si dividono tra: legami forti, ovvero i familiari, gli amici più cari, i colleghi d’ufficio e tutte quelle persone con cui abbiamo scambi se non quotidiani comunque frequenti; legami deboli, cioè tutti coloro con i quali abbiamo incontri e scambi occasionali; legami assenti o temporanei, gli individui che incontriamo una volta e poi mai più o con i quali abbiamo a che fare in occasioni così sporadiche da non ricordare nemmeno il nome. Nell’ottica del Personal Branding dunque i legami la cui attivazione porta maggiori risultati sono invece i legami deboli.

Esistono specifici software di calcolo che permettono di classificare l’influenza di una persona online, uno di questi era Klout, una startup di san Francisco che, tramite degli algoritmi specifici, valutava i dati provenienti da vari social media (tra cui Facebook, Twitter e LinkedIn) e determinava un punteggio Klout, che va da 0 a 100, ossia la capacità di influenza di un dato account, calcolata sulla base della capacità di propagazione e coinvolgimento dei post del suo proprietario. In poche parole Klout misurava la capacità del proprietario di un account di generare engagement. Il servizio è stato chiuso nel maggio del 2018 (https://it.wikipedia.org/wiki/Klout)

Per le aziende un’informazione di questo tipo si rivela preziosa perché un individuo in grado di esercitare influenza su un gruppo corposo di persone, specialmente se si tratta di persone a loro volta influenti, si porta dietro un capitale sociale importante.

Specialmente negli Stati Uniti questo tipo di valutazione nella decisione di assumere un dipendente sta assumendo sempre più peso, fino al paradosso che, per quanto sia forte il capitale di esperienza e la reputazione offline, se non si dispone di un seguito altrettanto solido online, ciò equivale a non esistere e a essere scartatati. Benché in Italia questo fenomeno non sia ancora molto diffuso, sarà sicuramente opportuno tenerne conto nell’implementazione della propria strategia di Personal Branding.

Occorrerà insomma studiare i nostri soggetti per scoprire dove è possibile trovare tra noi e loro un punto di incontro, che può consistere in un interesse condiviso, nella provenienza geografica, in una conoscenza comune a entrambi, etc. In generale possiamo approcciare lo studio del nostro target ponendoci delle semplici domande di tipo demografico, e cioè se noi e la persona abbiamo qualcosa in comune per: sesso, età, famiglia, posizione lavorativa o tipo di lavoro, provenienza o collocazione geografica, titolo di studio, hobby in comune, sport praticato, confessione religiosa, stile di vita.

Sarà sempre possibile trovare un elemento che possa rappresentare il punto di contatto iniziale. Perché queste persone si attivino per noi, pur conoscendoci in maniera superficiale, dobbiamo riuscire a far percepire il nostro valore, rimanere impressi per un talento specifico, che sia semplice da riportare alla memoria nel momento in cui l’opportunità giusta per noi arriverà alle loro orecchie.

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Dunque una buona consulenza direzionale deve identificare fabbisogni e problematiche di un’organizzazione, definendo obiettivi e piani d’azione e coinvolgendo tutte le unità organizzative, su tutti gli aspetti finalizzati alla crescita e all’aumento della produttività e redditività.

Contattami. 

 

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