Oggi la necessità di distinguersi è divenuta la base imprescindibile sia per crescere sul piano personale sia per raggiungere successo in ambito lavorativo.
In un’epoca in cui il mondo del lavoro si è trasformato in maniera radicale, la figura del dipendente si è sempre più spostata verso quella del freelance, del consulente e del prestatore d’opera, la necessità di emergere all’interno di un’offerta sempre più ricca di professionisti presenti sul mercato del lavoro si è fatta pressante.
Il fiorire di social network e piattaforme di socializzazione e condivisione online ha fatto sì che la nostra esistenza non si svolga più solo nel mondo delle relazioni faccia a faccia ma anche in tanti luoghi virtuali vivamente popolati nei quali risulta ancor più difficile far sentire la propria voce ed emergere dalla massa.
Il Personal Branding è l’insieme di strategie necessarie a definire il proprio brand personale e a comunicarlo con efficacia e alle persone giuste.
Nella maggior parte dei casi i processi decisionali umani sono guidati da una forte componente emozionale: la parte razionale del cervello raccoglie dati e informazioni sui benefici e i costi della scelta, ma la decisione definitiva viene presa da quello che viene definito l’old brain, la parte primitiva del nostro cervello, che agisce in maniera istintiva.
Anche la personalità individuale può essere riassunta nel concetto di brand e la sua comunicazione trattata con degli strumenti simili a quelli utilizzati per promuovere un prodotto. È con questo scopo che nasce e si sviluppa il Personal Branding, una disciplina in grado di guidare le persone nell’individuazione, comunicazione e consolidamento del proprio brand o, per usare un altro termine, della propria reputazione.
Ognuno di noi ha di se stesso un’immagine, un’idea, un concetto più o meno articolato, che si basa sull’autopercezione della propria personalità, fatta di convinzioni personali, propensioni naturali e idiosincrasie, competenze lavorative e non, capacità di relazione, empatia etc.
L’insieme di queste auto-rappresentazioni e auto-narrazioni costituisce il senso della nostra identità. Il Personal Branding si propone quindi di guidare chiunque senta la necessità di ridefinire il proprio brand per scopi personali o lavorativi, nell’individuazione della propria promessa di valore. Esso ha lo scopo di generare nella mente del nostro target l’idea che non esista qualcun altro come noi in uno specifico campo.
Le applicazioni del Personal Branding vanno molto al di là del semplice ambito professionale o lavorativo: sviluppare la capacità di fare leva sui propri punti di forza e comunicarli in maniera efficace ai propri interlocutori è un fattore di successo anche nei vari ambiti della vita privata, nelle relazioni familiari, nei rapporti di amicizia, nelle storie d’amore, nell’appartenenza a schieramenti politici, squadre sportive, gruppi di interesse, etc.
Il Personal Branding mira appunto ad aiutarci a individuare quella specifica dote, quella feature unica che ci distingue dagli altri, e a svilupparla per rendere ciò che è in principio una semplice propensione una caratteristica forte e trasmetterla con efficacia in modo che diventi ciò per cui veniamo ricordati, preferiti e scelti.
Partiamo dalla cosa più importante, ovvero il nome: il nostro nome rappresenta il nostro marchio. Per quanto questa affermazione possa sembrare banale molto spesso, specialmente nei casi in cui si avvia un’attività professionale, si tende a ridurre il nome a una sigla oppure aggiungergli inutili specifiche, che fanno perdere riconoscibilità al nostro brand.
Mentre per un’azienda il logo e il marchio rappresentano l’immagine riconoscibile alla quale si lega indissolubilmente il brand, nel caso del Personal Branding questo ruolo è assunto dalla foto che ci ritrae. Nonostante i vari mezzi, online e offline, che utilizzeremo per promuoverci abbiano ognuno un proprio codice e delle regole specifiche. Sarebbe opportuno scegliere un’unica foto da utilizzare sempre su tutti i canali, in maniera da essere sempre identificabili a una prima occhiata.
Uno dei fattori che più incidono sull’impressione che facciamo sugli altri è poi la biografia personale che, a seconda del mezzo sul quale viene pubblicata, può essere più o meno lunga, da poche frasi fino a una pagina.
Lo schema canonico per la scrittura di una biografia è partire con il nome e cognome ed eventualmente la qualifica professionale, specificare in poche parole di cosa ci occupiamo, la nostra professione e le aree di competenza professionali principali. Nella biografia i fatti non devono essere per forza riportati in ordine cronologico ma più opportunamente in ordine di importanza. Occorre usare un linguaggio serio ma non serioso, puntando sull’uso di aggettivi per rafforzare alcuni concetti e usando parole chiave riconoscibili, che possano essere rintracciate facilmente in una ricerca online.
In ogni caso, se ci stiamo iscrivendo su una piattaforma che prevede la possibilità di inserire una biografia il consiglio è di non lasciarla mai vuota, si tratta di un elemento estremamente utile per catturare l’attenzione e sarebbe un peccato non sfruttarlo. Per questo è sempre utile avere a disposizione varie versioni della propria biografia, di lunghezze diverse e che si adattino ai vari mezzi sui quali andremo a utilizzarle, per uscire dall’anonimato dei curriculum e raccontare una storia, la nostra storia.
Sia che si tratti della vita professionale che di quella privata, un elemento fondamentale della costruzione di una reputazione solida è la presenza di un network di amicizie e conoscenze ampio e ragionato.
Individuare in che modo si può essere utili alle persone, portare dei benefici reali nella loro vita, è la base imprescindibile della costruzione di un brand di successo.
Dunque, prima di tutto dobbiamo capire: quali sono i miei obiettivi?
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2 pensieri su “Personal Branding. La nostra storia.”