competenze manageriale, soft skill, web economy

Le 10 soft skill necessarie per affrontare la quarta rivoluzione industriale.

Il Word Economic Forum ha formulato la top 10 delle soft skill (competenze cognitive, relazionali, comunicative) necessarie nella quarta rivoluzione industriale. Quattro sono di tipo relazionale, poichè è sempre la persona ad essere il punto focale dell’attività lavorativa.

  1. problem solving
  2. pensiero critico
  3. creatività
  4. gestione delle persone
  5. coordinarsi con gli altri
  6. intelligenza emotiva
  7. capacità di prendere decisioni
  8. orientamento al servizio
  9. negoziazione
  10. flessibilità cognitiva

Il nostro principale strumento è la creatività.

La creatività si presenta come la ricerca di un nuovo approccio a un problema. Per essere creativa l’idea deve dimostrarsi in qualche modo corretta, utile, preziosa e significativa.  L’atto creativo deve essere nuovo e appropriato.

Essere creativi significa fare qualcosa di insolito. Il creativo di successo è colui che offre agli altri una prospettiva diversa per guardare il mondo.

Gli ingredienti della creatività sono essenzialmente tre:

  1. L’esperienza in un’area specifica, l’abilità di campo;
  2. La capacità di pensare in modo creativo;
  3. La passione che è la motivazione intrinseca, è il fuoco sotto la pentola.

Senza passione e sintonia emotiva le probabilità di fare un buon lavoro creativo sono minime.

Lo spirito creativo è alla portata di chiunque si senta spinto a provare a migliorare le cose, di chiunque voglia esplorare nuove possibilità. La passione, la costanza e l’umorismo sono indispensabili affinchè lo spirito creativo possa manifestarsi.

Cos’è la competenza?

Si può parlare di competenza solo in campi specifici, non esiste alcuna forma di competenza universale, inoltre è competente chi percepisce i suoi limiti.  Il vero esperto si riconosce nella capacità di riconoscere la sua ignoranza. L’esperto sa cosa sa e sa cosa non sa ed è capace di dire non lo so. Socrate disse:

“So di non sapere”

Gli ignoranti sono inconsapevoli della loro ignoranza. Un atteggiamento di apertura, l’adozione di un linguaggio il più possibile chiaro, scevro da pseudo tecnicismi, sono le premesse per la costruzione di un rapporto di fiducia tra esperto  e pubblico. Ciò che si deve evitare è la lingua gergale, misterica, costruita per escludere, di fatto è una forma di esercizio autoritario e subdolo del potere.

Anatomia del momento creativo. Prepara la strada

Il primo stadio del momento creativo è la preparazione, ossia la fase in cui ci si immerge nel problema alla ricerca di qualunque informazione potenzialmente utile.  È il momento in cui si lascia vagare liberamente l’immaginazione, aprendosi a tutto ciò che abbia anche solo lontanamente a che fare con il problema da risolvere. 

Una volta che abbiamo riflettuto su tutti gli aspetti rilevanti della situazione e abbiamo spinto la nostra mente razionale al limite può essere utile far fermentare il problema. Questo è lo stadio dell’incubazione, durante il quale assimiliamo tutte le informazioni raccolte.

L’inconscio è più propenso all’intuizione creativa di quanto non sia la mente cosciente.  Nell’inconscio non esiste l’autocensura e le idee sono libere di ricombinarsi secondo una sorta di promiscua fluidità. L’inconscio comunica con i sentimenti più profondi e quella ricca combinazione che costituisce l’intelligenza dei sensi. La nostra intuizione attinge direttamente da un vasto magazzino di informazione. Studi hanno dimostrato che quando ci si basa sulle prime impressioni in genere si prendono le migliori decisioni. Quando ci affidiamo all’intuito ci appelliamo alla saggezza del nostro inconscio.

Nei momenti in cui fantastichiamo, quando non stiamo pensando a nulla, siamo più aperti alle intuizioni. Ecco perché le fantasticherie sono utili nella ricerca della creatività. La vita moderna sembra fare di tutto per tenere la gente lontana da questa attività.

È importante staccarsi, buttarsi su una poltrona, infilarsi su un’auto con la radio spenta e poi lasciare la propria mente libera di fantasticare.  Devi avere uno spazio per zittire il rumore mentale.

L’immersione nel problema è la capacità di fantasticare con un po’ di fortuna, portano all’illuminazione, ma non è ancora un atto creativo.

Qual è la giusta strategia creativa?

Il lavoro procede più facilmente se lo prendete con allegria. Il senso dell’umorismo unge gli ingranaggi della creatività. L’allegria è di per se stessa uno stato creativo.

Ai fini dell’intuizione creativa è fondamentale porsi le domande giuste, così si possono escogitare delle risposte. 

Ci vuole una mente singolare per intraprendere l’analisi di ciò che è ovvio.

Quando l’impresa coinvolge più persone, l’arte di osservare e ascoltare è a maggior ragione essenziale.

Le persone creative sono disposte a correre rischi. La verità è che quando ci si impegna le probabilità cambiano.

Uno non può arrivare in cima alla montagna rimanendo a 30 m da terra. Ma se non si corre qualche rischio e non si sbaglia mai non si impara nulla, né si può fare qualcosa di insolito o innovativo.

Alcune ricerche indicano che le persone altamente creative compiono più errori e no perché sono meno abili, ma solo perché fanno più tentativi.

La paura è un lavoro vitale in qualsiasi lavoro creativo, l’ansia è l’ancella della creatività, ma quel che conta è la volontà di riconoscere la paura e di servirsene.  La paura è il drago e tu il cavaliere.

Per i bambini la vita è un’avventura creativa. Durante l’infanzia lo spirito creativo può essere alimentato in molti modi, anche se non è necessario insegnare ai bambini a essere creativi, perché la creatività è un requisito essenziale per la sopravvivenza umana e per il bambino è uno stato naturale.

I killer della creatività sono:

  • Sorveglianza
  • Valutazione
  • Ricompensa
  • Competizione
  • Eccessivo controllo
  • Limitare le scelte
  • Pressione.

Lo spirito creativo in erba si nutre di incoraggiamenti e inaridisce con le critiche. La creatività fiorisce quando le cose sono fatte per il piacere di farle.

Tolleranza e rispetto

La società odierna è molto complessa e il rischio di non capirsi è molto alto. Tolleranza è una parola nobile, ma spesso viene fraintesa. Tolleranza , nel mondo politico di oggi, significa dare il beneficio del dubbio a chi ci sta davanti e a quello che ha da dire. Tolleranza significa superare l’idea che chiunque la pensi diversamente da non sappia di cosa sta parlando, ne abbia diritto di esprimere la propria opinione. Alla base c’è l’idea che gli esseri umani hanno alla pari il diritto di credere e siano liberi di esprimere il proprio pensiero. Ma qual è il limite della tolleranza? Dobbiamo accettare il linguaggio discriminatorio, dobbiamo tollerare le ideologie che negano i principi di libertà.

Popper diceva: “ Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti; se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”.

Essere tolleranti presuppone la reciprocità, il contratto implicito dei membri di una società tollerante è di accettare di non essere d’accordo.

Qual è la differenza tra decisione e scelta?

Le decisioni si possono ricondurre ad attività computazionali che possono essere assunte da macchine ben programmate. Le scelte richiedono l’intervento umano, perché implicano l’esperienza, le emozioni, l’empatia, le percezioni sottili, l’accettazione dell’incertezza, l’intuizione. Come tutte le funzioni umane che richiedono rispetto, sollecitudine e amore, esse non sono computabili.

Ci comportiamo con gentilezza e con coraggio perché siamo umani.

Le idee non scaturiscono dalla testa di un solitario, non ci sono menti solitarie, ma dalla collaborazione nel senso più profondo. I veri leader riconoscono l’importanza del lavoro di squadra e creano le condizioni per raggiungere i loro risultati proprio grazie al supporto di un team.

I grandi traguardi non si raggiungono mai da soli. Le capacità di una persona si elevano in modo esponenziale grazie al supporto del team.  L’uomo è un animale sociale ed è naturalmente portato a stare in gruppo, non è altrettanto vero che sia portato al lavoro di squadra.

Qual è la differenza tra gruppo e squadra?

Metti insieme delle persone e hai creato un gruppo, ma un gruppo di persone messe insieme a fare qualcosa non necessariamente si muove da squadra.

Un team è molto più complesso di un semplice gruppo, ciò che fa la differenza è l’obiettivo comune e una squadra è tanto più forte quanto più i suoi membri sono uniti e allineati.

Gli ingredienti base di un team vincente sono:

  • la fiducia,
  • la gestione del conflitto,
  • commitment,
  • accountability,
  • risultati.

La dove non c’è fiducia, le persone non si esprimono liberamente, sono sempre sulla difensiva e riducono le proprie potenzialità. Si può alimentare la fiducia mostrando sincero interesse, così si accresce la conoscenza e la familiarità tra i membri del team, che migliorano le performance. La fiducia è come una pianta va alimentata ogni giorno con comportamenti coerenti.

I conflitti in un team sono inevitabili perché personalità diverse lavorano insieme incontreranno delle situazioni nelle quali c’è chi pensa che si a meglio una soluzione, chi un’altra, chi vorrebbe agire in una determinata maniera.

Anche una discussione accesa può diventare un ottimo strumento per raggiungere gli obiettivi aziendali, purchè si rispettino alcune condizioni. Un conflitto è produttivo:

  1. Quando è incentrato su questioni importanti da risolvere e non su cose personali.
  2. Quando non resta nulla di cui discutere al di fuori della sala.
  3. Quando la comunicazione è chiara.

Per gestire un conflitto in modo produttivo è opportuno attenzionare quattro ostacoli:

  1. Informazioni, le parti devono essere in possesso delle stesse informazioni.
  2. Ambiente, a volte l’ambiente è inadeguato, le persone sbagliate, o senza tempo necessario per risolvere tutte le questioni.
  3. Relazionali, alcune persone, pur avendo la possibilità di cambiare di idea non lo fanno perché significa accettare la proposta di qualcun altro.
  4. Individuali, spesso le persone non sono disposte ad affrontare le proprie difficoltà.

È importante sviluppare la “cultura del conflitto produttivo”, mettere sul tavolo le questioni importanti e si discute finchè non si trova una soluzione, quindi affrontare e superare le questioni. 

Commitment (impegno)

Commitment è impegno, si può diffondere la cultura dell’impegno se dimostriamo per primi di dare il meglio. Il coinvolgimento assieme alla chiarezza degli obiettivi è la via per creare commitment. Le persone devono sentire che il loro contributo è importante per l’azienda.

Accountability (responsabilità)

Accountability significa responsabilità, essere affidabili è una persona su cui sai di poter contare

Risultati

Una squadra di successo si focalizza sui risultati.

Quel che devi fare oggi è prepararti per le NUOVE azioni da compiere.

Se quello che hai letto ti è piaciuto, se ciò che ti ho raccontato ti ha incuriosito, se stai cercando soluzioni o piccole rivoluzioni da mettere in atto o, semplicemente, vuoi farmi sapere come gestisci la tua azienda CONTATTAMI. Ti ricontatterò a breve per darti le risposte che cerchi e consigliarti la soluzione più adatta ai tuoi obiettivi.

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