“Per motivare e guidare gli altri, ci vuole qualcosa di più del semplice potere” Goleman
Totò nel film Signori si nasce nella sua celebre frase dice “Signori si nasce, e io, modestamente, lo nacqui”, conferma che nella vita l’apparenza non conta, non è un valore aggiunto, sono necessarie abilità sociali e valori.
Una persona che guida un’attività di business deve gestire le persone come prima e più importante risorsa. Al giorno d’oggi nessuno potrà realizzare qualcosa di buono se non ha la capacità di creare e coadiuvare una squadra intorno a sé.
Le abilità principali da sviluppare sono:
1 la capacità di comprendere a fondo gli altri
2 l’abilità di gestire le dinamiche del team
Ti sarà capitato di conoscere un manager bravo nei rapporti individuali, dotato di empatia, ma non abile nella gestione di gruppi di persone.
Un errore che i manager compiono è quello di rivolgersi a tutti nello stesso modo, fornendo a persone diverse motivazioni e stimoli uguali.
Uno degli obiettivi dei manager di questo millennio deve essere quello di diventare uno “psicologo”, ossia una persona capace di comprendere chi ha davanti.
Solo trovando la chiave giusta riusciremo ad aprire lo scrigno che racchiude il potenziale di ogni individuo. Ogni persona ha la sua chiave.
Il manager del nuovo millennio deve necessariamente sviluppare il più possibile la sua intelligenza emotiva, se vuole influenzare più e meglio l’ambiente in cui si muove.
Cos’è l’intelligenza emotiva?
L’intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni.
Le ricerche condotte da Goleman hanno rilevato che:
– Il raggiungimento di alti livelli di performance è legato per il 66% all’intelligenza emotiva e il 33% a quella razionale e agli skill tecnici.
– se sale il livello di responsabilità il peso arriva all’85%
– il leader con un comprovato livello di IE ha un impatto positivo sulle persormance organizzative.
– il 70% delle performance del clima organizzativo dei lavoratori è legato all’IE del leader.
Qual è la maggior difficoltà del “nuovo manager”?
La difficoltà maggiore del “nuovo manager” è modificare la propria mentalità. Infatti il leader non può essere un pianificatore analitico che assegna compiti, ma deve lavorare fianco a fianco con le sue persone. Per fare ciò oltre al coraggio ci vuole consapevolezza di sé e voglia di lavorare su se stessi.
I quattro domini dell’intelligenza emotiva sono:
- Consapevolezza di sé
- Gestione di sé
- Consapevolezza sociale
- Abilità sociali.
Le quattro dimensioni sono legate l’una all’altra e la leadership emotiva è legata indissolubilmente alla consapevolezza di sé che è alla base di tutto.
I leader che mancano di questa consapevolezza hanno difficoltà nel gestire se stessi, perdono spesso il controllo e si trovano in balia delle proprie emozioni.
Il leader emotivamente intelligente non si lascia travolgere dalle emozioni, ma è in grado di gestirle e affronta ogni situazione con equilibrio sfruttando al massimo le proprie energie.
La competenze specifiche della consapevolezza di sé sono:
- Saper leggere quanto avviene al proprio interno
- Saper riconoscere l’impatto che gli stati emozionali provocano nei comportamenti
- Saper autovalutarsi
- Capire cosa va migliorato e avere la capacità di accettare la critiche
- Avere fiducia in se stessi e nel proprio valore
Sapere e fare sono due cose diverse e leadership è trasformare la consapevolezza in azione. Un leader dev’essere dotato di sufficiente autocontrollo e deve essere capace di restare calmo in una situazione di stress.
Saper gestire se stessi significa anche possedere la flessibilità e le competenze della gestione di sé sono:
- Saper gestire le proprie emozioni e gli stati emotivi negativi
- Capacità di restare calmi e lucidi in situazioni di stress
- Saper essere trasparenti e vivere allineati con i propri valori dimostrando onestà, integrità e ispirando fiducia
- Essere flessibili e sapersi adattare
- Migliorare continuamente le proprie prestazioni
- Capacità di iniziativa e prontezza nell’agire
- Essere proattivi e creativi
- Avere una visione positiva e ottimista
- Interpretare gli errori come opportunità
La terza e la quarta dimensione riguarda l’intelligenza sociale, cioè la nostra capacità di rapportarci positivamente produttivamente con il mondo.
La gestione dei rapporti sociali parte dalla consapevolezza sociale, cioè dalla capacità di comprendere gli altri, determinata dall’empatia. Goleman ne distingue tre: empatia cognitiva, che è la capacità di capire la prospettiva dell’altro; l’empatia emotiva, la capacità di sentire quello che sente un’altra persone e l’attenzione empatica, che ci consente di avvertire ciò di cui ha bisogno l’altra persona.
L’empatia richiede un ascolto attivo che si esercita prestando attenzione alle parole dell’interlocutore e anche a quelle “non dette”.
A livello organizzativo la consapevolezza sociale porta il leader ad una visione dall’alto, così le decisioni vengono prese per risolvere una determinata situazione e mantenere l’armonia generale, importante in un periodo storico di forti tensioni.
L’ultimo tassello è l’orientamento al cliente per capire le sue esigenze e i suoi bisogni. Le competenze principali sono:
- Essere empatici
- Essere consapevoli dell’organizzazione
- Essere orientati all’altro soddisfacendo le esigenze e i bisogni
L’ultima dimensione dell’intelligenza emotiva è l’abilità sociale, cioè la capacità di relazionarsi con gli altri in maniera positiva, collaborativa e produttiva. Una persona in grado di interagire positivamente deve avere la capacità di adattarsi a persone diverse.
Sapersi relazionare con gli altri significa saper comunicare in modo efficace e persuasivo per diventare fonte d’ispirazione, saper costruire delle relazioni di qualità e saper fare gioco di squadra.
Le competenze necessarie sono:
- Creare una leadership ispiratrice guidando, motivando e influenzando gli altri verso un ideale e uno scopo.
- Saper influenzare attuando una serie di tattiche persuasive
- Saper sviluppare le potenzialità altrui
- Essere agente di cambiamento
- Saper gestire i conflitti
- Saper creare legami
- Saper cooperare e creare gruppi di lavoro
Una caratteristica fondamentale del leader è la flessibilità, cioè la capacità di adattarsi velocemente e facilmente a situazioni e contesti diversi. Il manager di oggi deve essere in grado di cambiare il suo approccio, la sua comunicazione e le sue leve motivazionali a seconda della persona con cui si trova ad interagire.
“Sono fatto così e questo è il mio modo di fare”. Non è più il tempo in cui possiamo pretendere che gli altri si adattino a noi, possiamo comportarci come Re Sole perché siamo il “capo”, ma poi non ci lamentiamo che la leadership nei loro confronti non è quella che ci piacerebbe.
Dunque la maggiore difficoltà del nuovo manager consiste nel modificare la propria mentalità. Scorri l’elenco delle competenze, su quali dimensioni hai necessità di lavorare di più? Quali competenze hai e quali dovresti migliorare? Cerca di valutarti il più oggettivamente possibile! E Contattami ho gli strumenti giusti per imparare a gestire meglio il tuo gruppo di lavoro, per far si che ti ascoltino e a essere riconosciuto come un grande leader autorevole e comunicatore dai tuoi collaboratori.
“Trattate un essere umano per quello che è, e rimarrà quello che è. Trattate un essere umano per quello che può e deve essere, e diventerà quello che può e deve essere.” Goethe.
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3 pensieri su “Qual è la prima e più importante fonte da gestire?”