Sono del parere che non sia utile rivendicare la libertà di scrivere come si vuole, sarebbe una libertà che non servirebbe a nessuno. Ci sono ben altri campi in cui il buon esercizio della libertà personale può dare i suoi frutti. Scrivere in maniera sgangherata, come viene, non è indice di libertà espressiva, quanto piuttosto una possibile esposizione a una “condanna” sociale. Forse più che ritenere l’ortografia un’imposizione, avrebbe più senso pensare all’errore come a qualcosa che ci mette in cattiva luce. Scrivere bene si può e non è neanche difficile. Le regole della lingua non sono imposte a capriccio e producono risultati.
Il caos non porta da nessuna parte e chi conosce la grammatica sarà più efficace. Infatti chi scrive chiaro sa scrivere. La semplicità, non solo nella vita è una fatica invisibile ma porta vantaggi evidenti, quello che scrivete e come lo scrivete può cambiarci la vita.
Scrivere è scolpire, soprattutto togliere. Il decalogo diabolico:
- Usate 10 parole quando tre bastano.
- Usate parole lunghe invece di parole brevi, sigle incomprensibili e termini specialistici.
- Considerate la punteggiatura una forma di acne, se non c’è è meglio.
- Fate sentire in inferiorità il lettore, lo bombardate di citazioni colte.
- Nauseatelo con metafore stantie.
- Costringerlo all’apnea, nascondete la reggente dietro una siepe di subordinate e cambiate il soggetto per dispetto.
- Infilate due o più “che” in una frase.
- Non scrivete il discorso era noioso e i relatori aspettavano l’intervallo, lo speech is of low quality, si era messo in old per il coffee break.
- Usate espressioni come: in riferimento, alla sua del, il relatore della presente, in attesa di riscontro
- Siate noiosi.
Un brioso scrittore toscano, esercitando le sue funzioni di ispettore scolastico, visitava una scuola. Esaminò attentamente i quaderni degli alunni. Infine, fece un’osservazione al maestro:
- Raccomando di curare un pochino di più la punteggiatura.
- Oh – rispose il maestro – la punteggiatura… E’ una faccenda di poco conto.
- Di poco conto? – Esclamò risentito. E prese un pezzetto di gesso e scrisse alla lavagna:
“Il maestro dice: l’ispettore è un asino”.
Il maestro protestò, allora lo scrittore scrisse sotto la prima frase:
Il maestro, dice l’ispettore, è un asino
La lezione non poteva essere più efficace.
La punteggiatura regola il ritmo della lettura ed esplica il senso di quello che stiamo scrivendo. In rete gira un meme in cui si legge”Vado a mangiare nonna” vs “Vado a mangiare, nonna” con il copy una virgola salva la vita, e fa capire bene perché ci sia il bisogno di saper usare bene i vari segni.
Ci sono poche regole generali da ricordare, la principale è questa: virgola, punto, punto esclamativo e interrogativo, due punti, punto e virgola e puntini di sospensione vanno scritti e digitati attaccati alla parola che li precede e staccati con uno spazio dalla parola che segue. Non lasciamo che i poveri segni di interpunzione vaghino abbandonati.
Mai così , insomma Ma così, sempre
I segni doppi quali le parentesi tonde, quadre, virgolette singole o doppie, vanno attaccati a ciò che contengono e staccati da ciò che precede e segue.
Così ( sarebbe ) sbagliato Mentre così (è) corretto
Le lineette degli incisi si comportano in modo diverso dagli altri: le lineette – queste – vanno staccate sia da ciò che precede sia da ciò che segue.
In breve –dicevamo- così no Ma invece – ribadiamo – così sì
La virgola è il segno più femminile perché come le donne si fa carico dell’ordinario e dello straordinario, senza mai prendersi la scena.
La virgola NON si mette mai:
- Tra soggetto e predicato: Luigi, sta cantando;
- Tra copula e parte nominale: Luigi è, bellissimo;
- Tra il predicato e il suo complemento oggetto: Luigi ha fatto, il caffè;
- Tra un elemento reggente e il suo complemento di specificazione: Luigi vuole un chilo, di cipolle;
- Tra la reggente e la sua completiva: credo, di aver esagerato;
- Tra un sostantivo e il suo aggettivo: Luigi ha gli occhi, azzurri.
Nel caso di soggetto espanso non va separato dal suo verbo.
La virgola si mette:
- per legare frasi prive di congiunzioni;
- per collegare le subordinate alla principale;
- per creare un inciso;
- prima di una apposizione;
- prima o dopo un vocativo;
- nel caso di ellissi;
- nelle enumerazioni ma mai prima della e che introduce l’ultimo termine dell’enumerazione.
Il punto, punto interrogativo e il punto esclamativo chiudono il periodo con toni diversi.

Nel caso del punto bisogna bilanciarne l’uso. Se la frase è troppo lunga, si rischia di creare testi poco comprensibili; se ci sono troppi punti si rischia una sintassi franta, adatta in alcuni contesti, non adatta ai testi argomentativi.
Il punto esclamativo si trova di rado nei testi argomentativi lo possiamo trovare tra le parentesi quadre [!], o [sic!] per indicare che quello che precede è citato riportando l’originale e che non si condividono i contenuti o c’è un errore nell’originale che viene comunque riportato.
Il punto interrogativo è raro in una tesi di laurea e meglio evitare le domande retoriche, evitare i cumuli !?, le sequenze infinite come !?!?!?!?!? da bandire in contesti formali. Un punto interrogativo segnala una domanda cinque ”?????” diventano un interrogatorio. In greco antico il punto interrogativo era un “;”, nei secoli venne abbandonato. Poi i monaci copisti del medioevo scrissero qo per indicare la domanda, voleva dire quaestio in latino. Alla fine le misero una sull’altra mutando la Q in un ricciolo e la o in un punto ecco il ?.
I due punti servono per chiarire, informare, argomentare, non dovrebbe usarsi più volte di fila nello stesso periodo, se il periodo è spezzato da un punto e virgola non ci sono problemi.
Il punto e virgola svolge la stesa funzione della virgola, serve a regolare dei periodi complessi, creando un’interruzione sul piano della forma, ma non del contenuto. Il discorso dopo il punto e virgola continua con lo stesso argomento, ma arricchito.
Un consiglio è leggere molti testi facendo caso alla loro punteggiatura.
I punti di sospensione sono tre, solo tre, unicamente tre.
Tra i loro usi:
- lasciare una frase in sospeso, i puntini si scrivono attaccati alla parola che precede: forse ci vedremo…
- all’inizio della frase, e vanno messi attaccati alla parola che segue che va scritta con la maiuscola: …E quindi che succede adesso?
- Inseriti in una frase o in un discorso per esprimere esitazione, vanno messi attaccati alla parola che precede e la parola che segue va con la lettera minuscola perché il discorso non si è interrotto: Ma allora… che succede?
- Per indicare un’omissione, ma si consiglia di aggiungere le parentesi quadre […]: meglio quindi […] possiamo dire che di quindi … possiamo dire che.
- Per indicare che ciò che segue non va preso alla lettera, come nei cruciverba In mezzo… al mare.
Dalle lezioni di matematica sappiamo che le parentesi sono graffe, quadre e tonde. Le graffe non le usiamo in altri contesti, a volte useremo quelle quadre.
Le parentesi tonde servono per isolare un inciso più forte rispetto alla semplice virgola. Attenzione a non abusare delle parentesi, distraggono dal fluire del discorso, il filo del discorso potrebbe essere difficile da seguire; meglio, a quel punto, spostare il contenuto in nota. Le parentesi vanno digitate attaccate al contenuto.
Abbiamo quattro tipi di virgolette:
- Virgolette singole alte ‛e’: serve per indicare il significato di una parola, accorto ‘che agisce con astuzzia’.
- Le virgolette singole basse <e> usate nel linguaggio HTML.
- Le virgolette doppie alte “e” e ‹‹basse›› servono per isolare le citazioni, per indicare dei titoli, per riportare il discorso diretto.
Abbiamo domato i segni di interpunzione presi singolarmente, ma come trattare i cumuli?
Nel caso di virgolette e i segni di interpunzione:
- Il punto di fine frase si scrive dopo le virgolette, lo stesso vale per la virgola, il punto e virgola e i due punti.
- Nel caso di punto interrogativo e esclamativo si scrive dentro le virgolette: ‹‹Smettila!››.
Nel caso di parentesi e segni di interpunzione:
- Virgola, punto e due punti fuori dalla parentesi: (per esempio),
- Punto interrogativo ed esclamativo vanno dentro: (riesci a immaginarla?).
Anche nel caso di incisi con le lineette valgono le stesse regole: – pensa un po’! – o – aveva pensato -,
Scriveva Giacomo Leopardi in una lettera a Pietro Giordani nel 1820: ”Io per me sapendo che la chiarezza è il primo debito della scrittore, non ho mai lodata l’avarizia dei segni e vedo che spesse volte una sola virgola ben messa da luce a tutto un periodo”.
Cerchiamo di riprodurre le soste della voce che corrispondono al viaggio del pensiero: fermata “,” sosta breve “;” sosta “.” parcheggio e cambio veicolo “.” e accapo
Chi scrive è al servizio di chi legge, chi legge ha il potere assoluto su chi scrive.
Siate efficaci, concreti, scrivere significa comunicare.

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